articolo de IL SOLE 24 ORE del 30/04/2021

Quello che a fine anno era soprattutto un problema di prezzi, è divenuto progressivamente un problema di approvvigionamento e ora, la penuria di materie prime che colpisce tutti i settori industriali comincia a farsi
sentire anche sulle produzioni, con forti rallentamenti e alcuni casi di stop. Perlomeno nelle filiere – come quella del legno-arredo – che sono ripartite prima e più in fretta dalla crisi pandemica, con il paradosso che molte aziende faticano a gestire l’impennata di ordini in arrivo dal mercato, in forte ripresa ormai dallo scorso giugno, e sono costrette a consegnare le merci con grande ritardo o addirittura a non acquisire ordini, per l’impossibilità di portarli a termine. «La situazione, che abbiamo denunciato alcuni mesi fa, si è ulteriormente aggravata – spiega il vicepresidente di Federlegno-arredo, Paolo Fantoni – «La penuria di materiali si è generalizzata, allargandosi a tutti i componenti, dai derivati chimici ai metalli, dal legno alle plastiche».


Nei casi estremi, c’è di chi ha dovuto rallentare la produzione o fermare temporaneamente gli impianti, non per mancanza di domanda, ma per assenza di materie prime e semilavorati. «Alcuni associati ci hanno segnalato ad esempio di aver prolungato le ferie pasquali per mancanza di materiali nei magazzini – spiega Fantoni – nonostante avessero il portafoglio ordini pieno».

«Siamo nella tempesta perfetta: abbiamo un carico di ordini più che in linea con il budget fatto per il 2021, che prevede un ritorno ai livelli del 2019. Ma da gennaio a oggi abbiamo potuto lavorare mediamente non più di due settimane al mese, alternandone una di lavoro e una di stop, perciò siamo dovuti ricorrere anche alla cassa integrazione a rotazione per i nostri 84 operai», spiega Gianni Gioli, amministratore delegato di Giplast, azienda abruzzese che produce bordi per pannelli in Abs, un derivato chimico che oggi è tra i materiali più difficili da reperire. «I nostri clienti, tra cui grandi distributori come Ikea, ci chiedono di utilizzare questo specifico materiale – aggiunge Gioli –. Ma in Europa, dove esistono solo pochi grandi produttori, non se ne trova praticamente più. Ci sono anche alcuni produttori del Far East, ma in questo momento la Cina assorbe gran parte della domanda, senza parlare del problema dei container, che non si trovano e hanno costi di noleggio elevatissimi». Risultato: prima il prezzo dell’Abs è schizzato. Ora non si trova più.

Lo stesso accade alla melammina, il composto che serve a impregnare le carte con cui vengono nobilitati i pannelli. Il gruppo Cleaf produce proprio pannelli nobilitati (acquistandoli grezzi), in quattro stabilimenti della Brianza in cui lavorano 280 persone, dunque ha bisogno di Abs e di carte. «Non si trovano. Sono 40 anni che faccio questo mestiere e non avevo mai visto una cosa del genere. È un problema a livello europeo e persino mondiale», racconta il presidente, Luciano Caspani. «Siamo disposti ad acquistare pannelli a qualunque prezzo, ma i nostri fornitori non ne hanno. E temo che la situazione andrà avanti almeno per tutta l’estate. Ci siamo organizzati per gestire questa situazioni senza ripercussioni sui nostri dipendenti. Normalmente i nostri impianti funzionano a ciclo continuo, 24 ore su 07 sette giorni su sette, ma da oltre due mesi abbiamo deciso di fermarli nel fine settimana. E se la situazione continua così, il bilancio di quest’anno ne soffrirà».

Il problema colpisce, a cascata tutta la filiera, dagli importatori di legname alle prime lavorazioni e agli imballaggi, dai produttori di pannelli a quelli di mobili. La situazione è particolarmente complessa da gestire per i produttori di imbottiti (che hanno bisogno di poliuretani e metalli – entrambi introvabili) e per i produttori arredi e sistemi complessi, che necessitano di molti materiali differenti da assemblare, come le cucine, uno dei settori che ha perso meno nel 2020 e che nei primi mesi del 2021 ha registrato un forte rimbalzo, con incrementi degli ordinativi anche del 15-20% rispetto allo stesso periodo non dello scorso anno, ma del 2019.

«Dallo scorso autunno, il nostro settore deve confrontarsi anche con i ritardi dei produttori di elettrodomestici, che a loro volta subiscono la mancanza della componentistica elettronica in arrivo dal Far East – spiega Edi Snaidero, consigliere incaricato Fla per il settore cucine – Abbiamo un problema di consegne importante e per noi il rischio è di non poter completare le cucine». Per ora non si registrano fermi produttivi, ma in alcuni casi le cucine sono state consegnate con elettrodomestici differenti da quelli ordinati (previo accordo con i clienti e sostituendoli con pezzi di categoria superiore). «In altri casi dobbiamo aspettare e ritardare le consegne. Tutto questo comporta costi aggiuntivi e disservizi, in un momento in cui invece bisognerebbe essere concentrati a sostenere i punti vendita e clienti finali», osserva Snaidero.

La penuria di materie prime rischia quindi di frenare la ripresa del settore arredo? Stefano Saviola, consigliere delegato del gruppo Saviola, uno dei principali produttori di pannelli in Italia, si dice ottimista: «Non credo sia questo lo scenario e infatti non è nelle nostre previsioni di bilancio. Abbiamo dovuto ridurre la produzione, ma questo per il momento è compensato da un volume di ordini superiore alle previsioni, perciò siamo in linea con il budget». Saviola, tuttavia, non nasconde le difficoltà: «Abbiamo cercato di gestire la situazione ricalibrando le produzioni e cambiando la pianificazione dei processi – spiega l’imprenditore –. Questo purtroppo ha determinato anche qualche minore efficienza.

L’assenza di materie prime ha comportato infatti alcune riduzioni nelle acquisizioni degli ordini: siamo in ritardo con le consegne un po’ di tutti i prodotti e inoltre sui materiali più critici non siamo in grado di prendere nuovi ordini, perché è inutile farlo se non sappiamo quando potremo consegnare».

Il problema riguarda anche i produttori di imballaggi in legno e pallet, come racconta Cosimo Messina, presidente di Assoimballaggi e titolare dell’azienda Fabbrica Imballaggi di Lentini. «In questi mesi alcune aziende hanno dovuto spegnere le linee produttive per mancanza di materiali nei piazzali, nonostante la domanda elevata. Come aziende tuttavia ci siamo impegnati a dare la priorità agli imballaggi per l’ortofrutta, ma alcuni pallet e imballaggi industriali soffrono un po’ di più».

Al di là della contingenza, questa situazione dimostra che la filiera dell’arredo ha bisogno di ripensare il rapporto tra fornitori e clienti, osserva Paolo Fantoni: «Finora ha dominato un approccio di tipo “Cash&Carry”, spiega – per cui molti produttori di mobili fanno gli ordini chiedendo la consegna entro pochi giorni, ma questo non è indice di un’industria strutturata. Dobbiamo fare un salto culturale e impegnarci a fare pianificazioni con impegni di medio periodo.
Inoltre, credo che una parte della filiera dovrà valutare seriamente la possibilità di reshorting per alcune produzioni, soprattutto nella componentistica».